Published On: Lun, Lug 20th, 2020

20-21 Luglio 1969, l’uomo sbarca sulla Luna: il ricordo di una notte indimenticabile

E’ un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigante per l’umanità“. Furono le parole con cui l’astronauta Neil Armstrong, il 21 Luglio 1969, descrisse il primo passo di un essere umano sulla superficie lunare.

Nonostante fossero le 4:56, dinanzi alla tv c’erano 600 milioni di telespettatori ansiosi di osservare lo storico evento. La Luna si trovava a 388.650 Km ed era prossima alla fase di primo quarto. Gli apparecchi televisivi o radiofonici non erano per tutti, ragione per cui molti, in strada e/o fuori dalle proprie abitazioni, rivolsero lo sguardo verso l’alto contemplando il nostro satellite naturale dal vivo.

LA STORICA DIRETTA

La RAI trasmise una storica diretta in bianco e nero, con immagini sgranate; una visione nettamente differente dai moderni televisori, ma ciò che contava era che il corpo celeste già oggetto di studio e di osservazione dalla nascita dell’astronomia, era stato conquistato. “Ha toccato: l’uomo è sbarcato sulla Luna” esclamò Tito Stagno, giornalista Rai, nella lunghissima diretta che incollò la notte del 21 luglio milioni di telespettatori italiani. Quella dello sbarco lunare fu una telecronaca storica che impiegò oltre 200 giornalisti e tecnici.

In quegli attimi si scioglievano tanti dubbi, e le sonde prima, e gli astronauti poi, ci fornirono un quadro completo del nostro satellite. Un corpo arido e desolato, senza acqua, con alte catene montuose, vasti altipiani, moltissimi crateri da impatto grandi e piccoli, e distese pianeggianti di lava solidificata. “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Eagle è atterrato“, riferì Neil al centro di controllo. Dopo un meritato riposo, i due astronauti poi scesero sul suolo lunare. Ispezionarono l’astronave alla ricerca di eventuali danni causati dall’atterraggio, installarono telecamere, raccolsero rocce lunari e piantarono la bandiera americana. Camminarono anche intorno alla luna per valutare la mobilità delle tute spaziali.

Proprio dal “Mare della Tranquillità”, Neil Armstrong e Edwind Aldrin ci trasmisero le immagini di quella magica notte appena usciti dal LEM, mentre il loro compagno Michael Collins, altro astronauta veterano, controllava il modulo di comando Columbia. Un traguardo millenario era raggiunto: l’uomo calcava il suolo di un altro mondo. Fu il termine di una grande sfida tra URSS e Stati Uniti, ispirata dalla guerra fredda.

L’equipaggio dell’Apollo 11 lasciò una targa di acciaio inossidabile per commemorare lo sbarco e lasciare informazioni sulla visita ad ogni altro essere, umano o meno, che la trovi. La targa raffigura i due emisferi del pianeta Terra, ed è firmata dai tre astronauti e dall’allora presidente statunitense Richard Nixon. La targa riporta queste parole: “Qui, uomini dal pianeta Terra posero piede sulla Luna per la prima volta, Luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, per tutta l’umanità”.

Per le missioni Apollo fu impiegato il gigantesco razzo Saturno V, lungo 11 metri e pesante, al lancio, 2930 tonnellate. Al suo estremo anteriore si trovava l’astronave, comprendente la capsula Apollo con tre astronauti, il modulo di servizio e il modulo d’escursione lunare. L’allunaggio avvenne alle ore 22:18 italiane del 20 Luglio. Lo sbarco durò in totale 21 ore e 31 minuti, compresa la passeggiata durata 2 ore e 31 minuti. Fu una notte storica ed interminabile, la nuova frontiera dell’uomo verso lo spazio, che oggi prevede lo sbarco su Marte in un prossimo futuro.

Sono trascorsi 51 anni da quella notte indimenticabile, ma le orme impresse nella “regolite” rimarranno pressoché intatte per migliaia o forse per milioni di anni, fino a quando la sottile pioggia di micro-meteoriti non le degraderà. E forse anche allora, l’uomo ricorderà lo sbarco lunare del 21 Luglio 1969.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it