Published On: Lun, Set 14th, 2020

Segnali di vita dall’atmosfera di Venere

Le informazioni, poste sotto embargo, erano state comunicate solo a una manciata di giornalisti scientifici selezionati con cura. Ma alcune fughe di notizie hanno permesso di anticipare l’annuncio che ora diviene ufficiale: nell’atmosfera di Venere è stata rilevata la fosfina, un gas altamente tossico composto da idruro di fosforo, raro sulla Terra allo stato naturale e utilizzato principalmente come insetticida per fumigazione.

Ma paradossalmente, è anche un indicatore affidabile della presenza di forme di vita. 

La scoperta è stata effettuata utilizzando il telescopio James Clerk Maxwell alle Hawaii e il telescopio Atacama in Cile da un team di scienziati dell’Università di Manchester, Cardiff e del Massachusetts Institute of Technology.

Ovviamente, con un’atmosfera composta per il 96% di anidride carbonica, una pressione superficiale 92 volte quella della Terra, nuvole di acido solforico e temperature che sfiorano i 500°C, Venere non sembra il pianeta più favorevole allo sbocciare di una vita esuberante.

Tuttavia, secondo la Royal Astronomical Society, che ha presentato i risultati in una conferenza stampa, le quantità di fosfina contenute nell’atmosfera venusiana sono tali da non poter essere prodotte da processi abiotici.
In altre parole, i meccanismi fisico-chimici non sono sufficienti per spiegare una presenza così significativa di fosfina senza l’intervento di organismi viventi.

Qui sulla Terra non ci sono modi perché la fosfina sia prodotta in maniera abiotica – spiega John Robert Brucato, astrobiologo dell’osservatorio Inaf di Arcetri – in fondo al mare ci sono batteri che, attraverso dei processi ossidoriduttivi, sono in grado di produrla come scarto del metabolismo. La scoperta lascia questa suspance: potrebbero esserci microrganismi che sintetizzano fosfina su Venere“.

Ma prima di gridare alla scoperta del millennio occorre vagliare le altre opzioni. Se per esempio alcuni fenomeni geologici o chimici possano produrre questi gas. La ricerca valuta altre ipotesi come fulmini, micrometeoriti o processi chimici che avvengono all’interno delle nuvole. Ma a quanto pare non ci sono fenomeni venusiani noti che possano spiegarne la presenza.

Un articolo apparirà nel numero di oggi di Nature Astronomy.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it