Published On: Mar, Set 15th, 2020

Fosfina su Venere, i prossimi passi della scienza

Un team internazionale di astronomi, guidato dalla professoressa Jane Greaves dell’Università di Cardiff, ha annunciato ieri la scoperta di una molecola rara, la fosfina, nelle nubi di Venere. Gli astronomi hanno ipotizzato per decenni che le nubi alte su Venere potessero offrire una casa per i microbi, fluttuando liberi dalla superficie rovente e in grado di tollerare un’acidità molto elevata.

I TELESCOPI – Ipotesi resa ieri molto più credibile grazie al James Clerk Maxwell Telescope (JCMT) ubicato alle Hawaii e ai 45 telescopi dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) ubicati in Cile. Entrambe le strutture hanno osservato Venere a una lunghezza d’onda di circa 1 millimetro, molto più lunga di quanto l’occhio umano possa vedere e che solo i telescopi ad alta quota possono rilevare efficacemente.

Questo è stato un esperimento fatto per pura curiosità. Trovare tracce di fosfina è stato uno shock!“, afferma la prof. Greaves. Il team ha dovuto fare i conti con il maltempo, ma le tre ore di tempo a disposizione per utilizzare ALMA sono stati spesi più che degnamente. E ora la conferma della scoperta, dopo sei mesi di elaborazione dati.

Alla fine – spiega la prof. Greaves – abbiamo scoperto che entrambi gli osservatori avevano visto la stessa cosa: un debole assorbimento alla giusta lunghezza d’onda da parte del gas fosfina, dove le molecole sono retroilluminate dalle nuvole più calde sottostanti“.

I PROCESSI NATURALI – Approvata la presenza del gas sul pianeta, ora serviva capire se esso potesse provenire dai processi naturali di Venere. A guidare il lavoro lo scienziato del Massachusetts Institute of Technology, Dr. William Bains, che ha incluso la luce solare, i minerali sospinti verso l’alto dalla superficie, la presenza di fulmini e/o vulcani, scoprendo dai calcoli che nessuna di tale ipotesi sarebbe riuscita a spiegare la quantità osservata.
Si è infatti scoperto che le sorgenti naturali producono al massimo un decimillesimo della quantità di fosfina che i telescopi hanno visto.

Per creare la quantità di fosfina osservata su Venere, gli organismi terrestri dovrebbero lavorare a circa il 10% della loro produttività massima, secondo i calcoli del Dr. Paul Rimmer dell’Università di Cambridge. Eventuali microbi su Venere saranno probabilmente molto diversi dai loro cugini terrestri, per sopravvivere in condizioni iper-acide.

I batteri della terra possono assorbire i minerali fosfatici, aggiungere idrogeno e infine espellere il gas fosfina. Costa loro energia, quindi il motivo per cui lo fanno non è chiaro. Potrebbe essere solo un prodotto di scarto, ma altri scienziati hanno suggerito lo scopo di allontanare i batteri rivali.

“La scoperta solleva molte domande, ad esempio come riescano a far fronte alle nubi interamente costituite da acido”, afferma un altro membro del team, la dott.ssa Clara Sousa Silva, del MIT.

IL FUTURO – Si tratta di una scoperta significativa, ma che ora richiede molto più lavoro per confermare la presenza di eventuali forme di vita. Sebbene tra le nubi di Venere si possano raggiungere anche i 30°C (al suolo la media è di 460°C), sono incredibilmente acide. Ora, il team attende ansiosamente il suo turno per riutilizzare il telescopio; nelle prossime osservazioni si cercherà di stabilire se la fosfina si trovi in un’area relativamente temperata delle nubi, ma non solo. Il team andrà alla ricerca di altri gas che potrebbero essere indicatori della presenza di vita. Non è escluso che si organizzino nuove missioni spaziali.

RINGRAZIAMENTI – Puntuali le congratulazioni del presidente della Royal Astronomical Society, Emma Bunce, per il lavoro svolto.

Una domanda chiave nella scienza è se la vita esista oltre la Terra, e la scoperta della professoressa Jane Greaves e del suo team rappresenta un passo avanti fondamentale in questa ricerca. Sono particolarmente lieta di vedere gli scienziati britannici guidare una svolta così importante, qualcosa che rappresenta un valido motivo per una missione spaziale che faccia ritorno su Venere“, dice Bunce.

Venere ha catturato per decenni l’immaginazione di scienziati e astronomi di tutto il mondo e questa scoperta è immensamente eccitante; ci aiuta ad aumentare la nostra comprensione dell’universo. Sono incredibilmente orgogliosa che questo affascinante rilevamento sia stato condotto da alcuni dei principali scienziati e ingegneri del Regno Unito utilizzando strutture all’avanguardia costruite sul nostro suolo“, conclude il ministro della Scienza, Amanda Solloway.

La scoperta,  a prescindere dalla presenza delle eventuali forme di vita, ha dell’incredibile. Il gas fosfina viene prodotto sulla Terra solo industrialmente o da microbi che prosperano in ambienti privi di ossigeno. Se anche escludessimo la presenza di microbi, saremmo di fronte ad un processo sconosciuto e affascinante. Industrie venusiane permettendo…!

Bibliografia: Nature Astronomy (2020), Royal Astronomical Society

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it