Published On: Lun, Ott 26th, 2020

Scoperte molecole d’acqua negli angoli nascosti della Luna

Grazie allo Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA), una partnership tedesco-americana che ha effettuato il suo primo volo nel 2007, è stato possibile rilavare la presenza di molecole d’acqua negli angoli più freddi e nascosti della superficie della Luna.

Si tratta di risultati molto interessanti in ottica di esplorazione umana, con riferimento all’ambizioso programma dell’agenzia Artemis che prevede di far atterrare gli astronauti sul polo sud della luna nel 2024.

I risultati, divulgati in una conferenza stampa della NASA, ha avuto come divulgatori Naseem Rangwala, scienziato del progetto per la missione SOFIA presso l’Ames Research Center della NASA in California; Paul Hertz, che guida la divisione di astrofisica della NASA; Jacob Bleacher, il capo scienziato dell’esplorazione per la direzione della missione di esplorazione umana e operativa; e Casey Honniball, un borsista post-dottorato presso il Goddard Space Flight Center della NASA nel Maryland.

L’acqua rilevata in uno dei crateri più grandi (profondo 30 metri), ubicato a 50° di latitudine, pone interessanti quesiti circa l’origine dell’acqua sulla Luna, che può avere due sorgenti: l’impatto di meteoriti o il vento solare.
Molecole facilmente disperdibili nello spazio, ma che sono ancora li.

SOFIA non è una struttura astronomica ordinaria: è una struttura racchiusa in un Boeing-747 modificato che trasporta i suoi strumenti sopra la maggior parte dell’atmosfera terrestre, che tipicamente distorce le osservazioni terrestri. E poiché l’osservatorio vola come un aereo, secondo la NASA è facile effettuare osservazioni di una specifica zona di cielo durante ciascuno dei voli di 10 ore. Gli strumenti di SOFIA, che solitamente si concentrano sulla luce infrarossa studiando oggetti nel nostro sistema solare e in altre galassie, ha osservato per la prima volta la superficie lunare.

Sebbene la scienza stessa sia nuova, è probabile che le osservazioni non lo siano: SOFIA è stata messa a terra a metà marzo a causa della pandemia di coronavirus e ha iniziato a volare nuovamente solo a metà agosto, secondo le dichiarazioni della NASA. SOFIA ha anche lottato nel processo di bilancio negli ultimi dieci anni, poiché le richieste di bilancio presidenziali hanno ripetutamente selezionato il progetto per la cancellazione; ma il Congresso lo ha ripristinato ogni volta.

I risultati delle analisi dimostrano che a latitudini più meridionali l’acqua è presente in abbondanza (circa 100-400 parti per milione), probabilmente sequestrata in matrici vetrose o rocciose. “Questo ci dice che la Luna potrebbe essere meno arida del previsto – aggiunge Enrico Flamini, presidente della Scuola Internazionale di Ricerche per le Scienze Planetarie (IRSPS) presso l’Università di Chieti-Pescara. – ma non è ancora possibile stabilire quanta acqua ci sia e quanta sia utilizzabile: di certo questa scoperta ci aiuterà a pianificare meglio le future missioni”. Più ottimisti i ricercatori dell’Università del Colorado, che col loro studio ipotizzano la presenza diffusa di ‘trappole’ d’acqua sulla superficie lunare: “se avessimo ragione – afferma Paul Haynel’acqua potrebbe essere più accessibile per ottenere acqua potabile, carburante per i razzi, tutto ciò per cui la Nasa ha bisogno di acqua“.

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- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it