Published On: Gio, Gen 28th, 2021

Quante varianti del coronavirus esistono nel mondo?

Quando un virus circola per un lasso temporale elevato, esso può mutare per aumentare le proprie probabilità di sopravvivenza. Alcune di queste copie possono essere molto dannose per sé stesso, altre possono offrire un vantaggio per aiutare a diffondersi.

Non tutte le mutazioni quindi sono uguali e la loro riuscita deriva anche dalla fortuna.
Ma quante sono le varianti del coronavirus? Ne circolano molte nel mondo, ma i ricercatori si sono soffermati su tre di esse.

Il loro monitoraggio è importante per testare l’efficacia dei vaccini e i trattamenti da modificare sulle persone infette.
Secondo Daniel Jones, biologo alla Ohio State University, fu proprio una mutazione iniziale a permettere la diffusione di SARS-CoV-2 in tutto il mondo. Da allora, però, il virus è mutato più volte.

Tra le varianti principali quella che ha avuto origine nel Regno Unito, diffusasi poi in dozzine di altri paesi. Non è ancora chiaro se possa causare malattie peggiori, ma di certo sembra diffondersi più facilmente. E ciò comporta più ricoveri e decessi.

La variante potrebbe diventare dominante negli Stati Uniti entro marzo, secondo i Centers for Disease Control and Prevention.

Le altre due varianti che preoccupano il mondo sono quella del Sud Africa e del Brasile, anch’esse probabilmente più contagiose. Gli ultimi dati confermano che i vaccini sono efficaci contro queste mutazioni, anche se la percentuale potrebbe ridursi nel tempo. Al momento non ci sono dati certi in merito.

L’emergenza delle varianti è strettamente correlata con i picchi ora in corso, poiché le stesse infezioni forniscono ai virus la possibilità di mutare e diffondersi.

È uno dei motivi per cui gli esperti sottolineano l’importanza di indossare i dispositivi di protezione e praticare il distanziamento sociale.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it