Published On: Mer, Gen 17th, 2024

Missione Stardust: la cometa Wild 2 rivela un passato sorprendente

Due decenni fa, la missione Stardust della Nasa raccolse dallo spazio una piccola quantità di materiale dalla coda di una cometa periodica, al fine di riportarlo sulla Terra in una capsula. L’oggetto era Wild 2, un corpo roccioso formatosi oltre Nettuno e che attualmente orbita tra Marte e Giove. Ora, a 18 anni dal rientro della sonda spaziale, gli scienziati hanno effettuato analisi scrupolose dei campioni microscopici della polvere di carbonio, rivelando le sue origini e la sua storia cosmica.

LA MISSIONE

Il rientro del campione – Credit: NASA

Stardust volò nello spazio nel 1999. A quei tempi molti scienziati si aspettavano che il materiale roccioso della cometa sarebbe stato dominato dalla polvere primordiale che ha costruito il sistema solare. Da qui il nome della missione. Ma i campioni raccontano una storia diversa: Wild 2 conteneva un potpourri di polvere formatasi da diversi eventi all’inizio della storia del sistema solare. L’astro chiomato è stato quindi testimone degli eventi che hanno plasmato il nostro sistema solare. 

La particolarità sussiste nel fatto che il corpo roccioso non ha mai conosciuto valori termici caldi, per cui i frammenti raccolti non mostrano alcuna alterazione dovuta al calore e all’acqua liquida osservata nei campioni di asteroidi. L’interno di Wild2 ha mostrano insoliti assemblaggi di carbonio-ferro e i precursori delle sferule ignee che costituiscono il tipo più comune di meteorite. Sono state trovate poche particelle di carbonio puro, mentre il quantitativo di silicati cristallini è risultato sostanziale: olivina, anortite e diopside.

UN GRANELLO DI SABBIA

Anche se la nostra idea potrebbe rivelarsi diversa, il campione riportato dalla missione equivale a ciò che vediamo in un granello di sabbia. Una minuscola quantità, pari a meno di un milligrammo distribuito su migliaia di minuscole particelle su un collettore delle dimensioni di una pizza. Tuttavia, la maggior parte delle particelle di Wild 2 non sono ancora state studiate e sicuramente riserveranno ulteriori sorprese. Col passare del tempo i campioni saranno analizzati con nuove tecniche non ancora esistenti al momento del lancio.

I risultati sono stati recentemente descritti sulla rivista Geochemistry.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it