Lou Tintamaro: il cuore sonoro di Cogne
Il battito antico delle Alpi
Cogne ha una voce che nessuno dimentica. È quella delle sue montagne, dei larici mossi dal vento, del mormorio del torrente. Ma soprattutto è quella che nasce dai tamburi, dalle fisarmoniche e dai passi che risuonano in piazza durante le grandi feste di paese. Quella voce ha un nome preciso, amato e rispettato da generazioni: Lou Tintamaro de Cogne, il gruppo folkloristico e corale che dal 1957 custodisce con fierezza l’anima musicale e culturale del villaggio.
Lou Tintamaro non è solo un gruppo: è una comunità in movimento, un archivio vivente di suoni, costumi e racconti. Le sue note non si limitano a evocare il passato, ma ne rinnovano il senso, rendendo palpabile ciò che distingue davvero Cogne: la capacità di trasformare la tradizione in identità condivisa.
Un nome che racconta un popolo
C’è un aneddoto, quasi leggendario, che piace ricordare: quando nacque il gruppo, qualcuno propose di chiamarlo “Lou Tintamaro” ispirandosi al termine francese tintamarre, che significa “gran baccano festoso”. Un’idea che calzava a pennello per descrivere quella rumorosa allegria collettiva, quel battito di tamburi che univa grandi e piccoli in un solo ritmo. E così il nome rimase, simbolo di una gioia contagiosa, di un suono che appartiene a tutti.
Ma Lou Tintamaro è anche disciplina e orgoglio. I costumi che sfilano nelle feste riproducono fedelmente gli abiti che i cogneins indossavano tra il Seicento e la metà del Novecento: gonne di lana filata, panciotti ricamati, nastri, e le calzature di cuoio lavorate a mano. Persino i tamburi e i campanelli, spesso ricavati da pelli di camoscio, raccontano l’ingegno e la sobrietà di una valle che ha sempre saputo creare con ciò che aveva.
Dal cuore di Cogne al mondo
Pochi sanno che Lou Tintamaro ha portato i suoni di Cogne ben oltre le Alpi. Dagli anni Sessanta in poi il gruppo è stato protagonista di tournée e festival internazionali: ha inciso un disco a Roma, partecipato a manifestazioni in tutta Italia e perfino in Giappone, dove la sua energia e autenticità hanno conquistato platee curiose di conoscere il folklore alpino. Ogni tappa è diventata una finestra sul mondo, un modo per raccontare non solo una musica, ma una filosofia di vita fatta di lavoro, condivisione e appartenenza.
Un nome che spicca in questa lunga storia è quello di Mario “Mariolino” Jeantet, memoria vivente del gruppo, musicista e fisarmonicista instancabile. La sua presenza costante è diventata quasi un simbolo: attraverso la sua musica, Lou Tintamaro ha mantenuto intatta la sua anima popolare, vibrante e sincera.
I piccoli tamburi del futuro
A dare respiro al tempo, nel 1970 nasce Lou Tintamaro Enfants, la sezione dei bambini e dei ragazzi che nel 1992 diventa ufficialmente parte integrante del gruppo. Oggi sono loro, con i loro tamburini e le loro voci squillanti, a rappresentare la continuità di una tradizione che non si limita a sopravvivere, ma si rinnova con ogni generazione. Guardarli in costume durante la Devétéya o le feste patronali è come vedere la storia che cammina: i passi dei nonni ripresi dai nipoti, le melodie antiche che trovano nuove voci.
Un’eredità che parla al mondo
Lou Tintamaro rappresenta Cogne in un modo che trascende i confini della Valle d’Aosta.
Il gruppo è stato riconosciuto per la qualità artistica e la fedeltà storica delle sue esecuzioni, partecipando a eventi folkloristici di respiro europeo e ottenendo riconoscimenti che ne attestano il valore culturale.
Ma ciò che lo rende davvero speciale è la sua capacità di dialogare con altre culture.
Curiosamente, la parola “tintamarre” indica anche una celebre tradizione dell’Acadia canadese: un grande baccano comunitario per riaffermare l’identità collettiva. È affascinante scoprire come, a migliaia di chilometri di distanza, lo stesso spirito, quello del suono come simbolo di libertà e appartenenza, abbia preso forma in modi diversi, ma con identico significato. Ecco perché Lou Tintamaro può essere letto come un ponte culturale tra le montagne valdostane e le grandi comunità della diaspora francofona.
Il Tintamaro come atto d’amore
Ogni volta che Lou Tintamaro entra in scena, la piazza di Cogne si trasforma in un teatro a cielo aperto.
Le note, i passi e le voci non sono soltanto spettacolo: sono atti d’amore verso la propria terra, memoria che si fa musica, orgoglio che diventa festa. La Devétéya, la festa patronale di Sant’Orso, le rievocazioni storiche: in ogni occasione, quel battito di tamburo ci ricorda chi siamo e perché lo siamo.
Un invito alla comunità
Preservare Lou Tintamaro significa preservare noi stessi. È un investimento culturale, educativo e identitario. È la certezza che Cogne continuerà a raccontarsi con la propria voce, capace di incantare e sorprendere chi arriva da lontano. Che il tamburo batta ancora, allora, non solo come eco del passato, ma come promessa viva di futuro.
di Mattia Abram
Fonti e ringraziamenti
Fonti principali: VisitCogne.it; LoveVDA – database gruppi folklorici valdostani;
La Stampa, articolo per il 60° anniversario di Lou Tintamaro (a cura di Giorgio Di Tullio, 2017); archivio storico del gruppo Lou Tintamaro de Cogne.












