Published On: Mar, Apr 14th, 2020

Coronavirus, mascherine protettive a confronto

Tra i temi più dibattuti in merito all’attuale pandemia da Sars-Cov-2 c’è senza dubbio l’utilizzo e la reperibilità di mascherine protettive. Ora, uno studio pubblicato su medium.com, fa luce sulla reale efficacia dei prodotti in relazione al tipo utilizzato. Il Center for Disease Controls (CDC) – si legge nello studio – afferma che le mascherine chirurgiche e quelle auto-prodotte offrono una protezione meno valida rispetto alle FFP2 utilizzate dal personale sanitario; motivo per il quale sarebbe preferibile farne totalmente a meno. In realtà – si legge – si tratta di linee guida dettate dal numero limitato dei pezzi.
Da quanto si evince da risultati scientifici, entrambi i tipi di mascherine non riescono ad offrire una percentuale di immunità pari al 100%, anche se, con percentuali di protezione differenti, contribuiscono ad una probabilità inferiore di trasmissione. Una condizione che potrebbe risultare indispensabile alla futura riapertura alle interazioni sociali.

Le goccioline, spiegano i ricercatori, possono essere suddivise grossolanamente in due grandi categorie in base alle dimensioni:

  • 1) quelle con un diametro al di sotto di 10 um, ossia quelle che vengono definite per brevità aerosol e che sono capaci di fluttuare nell’aria ed essere trasportate dal vento
  • 2) quelle più grandi, comprese tra >10 e 100um o anche più, come nel caso di tosse e starnuti, definite come goccioline spray.

I calcoli di Xie et al. suggeriscono che le prime, se espirate, possono evaporare o cadere su una superficie entro 2 metri, a seconda delle dimensioni, dell’umidità dell’aria e della temperatura. Le seconde, invece, posso essere sparate a 50 m/s (starnuti) o 10 m/s (tosse), raggiungendo distanze di 6 metri.

Qui entrano in gioco le differenti tipologie di mascherine: le sofisticate FFP2 sono progettate per filtrare le particelle più piccole, prevenendo il trasporto del virus negli alveoli polmonari. Sono infatti proprio quelle piccole a raggiungere i polmoni attraverso i condotti alveolari. Questo tipo di maschera ha la capacità di filtrare il 99% delle particelle, riducendo così il carico di aerosol di 100 volte.

Al contrario, le mascherine chirurgiche e in minor misura quelle “fai da te”, aiutano a prevenire che le goccioline più grandi restino bloccate nello spazio naso-faringeo e nei condotti d’aria del polmone superiore e della trachea, dove solitamente riescono ad accedere per poi bloccarsi. Le prime sono in grado di abbassare il numero di aerosol potenzialmente letali di ben 4 volte rispetto all’esterno, le seconde solitamente di 3 volte. La protezione, anche se con numeri differenti, avviene sia per protezione di sé stessi che per gli altri. .

Nel caso del virus SARS-Cov-2 non è noto quale sia il numero di particelle virali necessarie per avviare la cascata patogenetica che causa la malattia clinica, ma recenti studi stanno cercando di far luce in merito alle differenti tipologie di particelle. Nel Covid-19, rispetto alla Sars del 2003, i genomi virali (RNA) compaiono già nei tamponi nasali e ad una concentrazione molto più elevata, rendendo il rilevamento piuttosto semplice. L’analisi molecolare mostra inoltre che il virus SARS-Cov2 è attivo e si replica già nella rinofaringe, a differenza di altri virus respiratori che risiedono nelle regioni più profonde del polmone.

La replicazione virale nella mucosa nasofaringea può anche spiegare test positivi nella fase prodromica e nella trasmissione da parte di portatori sani e forse l’anosmia osservata nelle prime fasi di COVID-19. In sostanza, evitare le goccioline più grandi potrebbe già rappresentare un mezzo efficace per ridurre sostanzialmente il tasso di produzione R, rendendolo paragonabile al distanziamento sociale e al lavaggio delle mani.

Per i motivi citati è ora chiaro come qualsiasi tipo di “barriera”, anche se rappresentata da mascherine fatte in casa, da una sciarpa o da un tessuto, sia meglio che niente per arginare la curva epidemica. Da un punto di vista pratico e sociale, le maschere chirurgiche o auto-prodotte, se maneggiate correttamente, nella peggiore delle ipotesi non faranno male e nella migliore delle ipotesi potranno aiutare. Perché privarsene?

Fonti bibliografichemedium.com/@Cancerwarrior/covid-19-why-we-should-all-wear-masks-there-is-new-scientific-rationale-280e08ceee71?fbclid=IwAR0RtxvOUW1uwlyGKwaPtwsCyBqYY3TWENddDjnmIQCRy6xHxHjbEclGlhM, pixabay.com

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it