Published On: Mar, Mag 12th, 2020

Un oceano al posto del Corno d’Africa: analisi ed evoluzione geologica

L’intera regione degli Afar, una delle aree più calde del pianeta, si trova nel mezzo di cambiamenti che potrebbero portare alla divisione del continente africano e alla creazione di un nuovo bacino oceanico. Non è chiaro se tale teoria sia quella veritiera, ma su una cosa possiamo stare certi: eventuali cambiamenti sostanziali non avverranno prima di 5 milioni di anni.

UNA TETTONICA COMPLESSA – L’Africa orientale dispone di una tettonica complessa, e la sua orografia ricorda la secche e desolate distese laviche della Luna. La regione ospita una tripla giunzione ai confini di tre placche tettoniche che si incontrano tra Gibuti ed Eritrea, formando un’enorme Y sulla superficie terrestre. Un continente che si lacera a 1,5 cm all’anno. A partire dal 2005 i ricercatori hanno cominciato a rilevare delle scosse, inizialmente di magnitudo 4.5, poi sempre più intense. Qualcosa di insolito stava accadendo.
Gli scienziati quindi cominciarono ad organizzarsi aumentando le osservazioni grazie a nuovi sismometri e ad immagini satellitari, al fine di rilevare di quanto il continente si stesse spostando e verso che direzione. I risultati permisero di osservare una delle più grandi deformazioni del suolo mai viste in precedenza, e quindi fu chiaro che non si trattava di normali eventi tellurici. La Terra può spostarsi di pochi centimetri durante la maggior parte delle eruzioni vulcaniche o dei terremoti, ma i luoghi della regione degli Afar si erano trasferiti di otto metri in 10 giorni, un vero e proprio record mondiale.

Per 30 milioni di anni, parte dell’Africa orientale, nota come la placca somala, si è staccata dal resto del continente. Questo ha creato la Rift Valley, che inizia in Etiopia ed Eritrea e si divide attorno alla cupola del Kenya fino a ricombinarsi al Malawi. Allo stesso tempo, la placca araba si è allontanata dall’Africa mentre il Mar Rosso si apre ad un ritmo di circa un centimetro all’anno. Un giorno la placca araba si scontrerà con quella eurasiatica nell’attuale Iran, chiudendo il Golfo Persico e diventando parte dell’Eurasia.

I VULCANI – La complessità tettonica della regione degli Afar ha creato alcuni dei più grandi vulcani sulla Terra. Questo vulcanismo è bimodale, il che significa che le eruzioni si trovano alle estremità dello spettro compositivo. Vasti flussi di lava di basalto si mescolano a massicce eruzioni esplosive di lava più ricca di silice. Questi vulcani fiancheggiano la Great Rift Valley. A nord, enormi vulcani a scudo basaltico come Erta Ale si trovano vicino al Mar Rosso. Viaggiando verso sud, ti imbatti nell’enorme caldera Corbetti dell’Etiopia, uno dei vulcani più potenzialmente pericolosi del pianeta.

I RISCHI – La catena di vulcani di Erta Ale non è il posto più semplice in cui condurre lavori sul campo. Prima del 2010, il cammino verso la cima posta a 613 metri era lungo e pericoloso, ma oggi l’area in vetta vicino al lago di lava è accessibile da un’autostrada. Forti di questa trasformazione, sono tanti i turisti che ogni anno visitano l’area, anche se i rischi sono sempre “dietro l’angolo”. Nel 2012 e nel 2017, alcuni turisti furono uccisi da uomini armati, scoraggiandone un buon numero che ne ebbero notizia.

IL FUTURO – La presenza di corpi di magma superficiali sotto le parti attive della spaccatura è un forte indizio. Al momento le eruzioni sotterranee sono ancora in corso, ma tra milioni di anni cesseranno, il Corno D’Africa si sposterà, e vedrà la luce un nuovo oceano. Tuttavia, il futuro tettonico di questa splendida area non è ancora ben compreso. Probabilmente, essendo Afar una regione depressa, l’oceano inonderà l’area che oggi viene protetta da un blocco di terra di circa 20 metri presente in Eritrea. Parte dell’Etiopia meridionale e della Somalia andranno alla deriva, creando una nuova isola. Si formerà una piccola Africa e un’isola vasta sull’Oceano Indiano. Gli scienziati credono che le informazioni raccolte da questo studio, possano aiutare a comprendere i rischi naturali quali terremoti ed eruzioni vulcaniche.

 

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it