Published On: Sab, Giu 6th, 2020

COVID-19, quant’è realmente mortale?

Quando il virus è emerso nella megalopoli cinese di Wuhan, le prime stime sul tasso di mortalità erano comprese tra il 3% e il 4%. Tuttavia, si intuì da subito che il dato poteva essere soggetto a variazioni a causa di molte variabili, tra le quali gli asintomatici, che andavano ad incidere sul rapporto contagi/decessi.

Tra Gennaio e Aprile abbiamo imparato tanto su una malattia di cui a stento se ne conosceva la presenza. Abbiamo capito che gli asintomatici possono trasmettere il virus, che questo si trasmette attraverso le goccioline di saliva, e che tra i sintomi principali, oltre alla febbre, c’è la perdita dei sapori. Abbiamo inoltre confrontato il tasso di mortalità con altri virus, tra i quali l’Ebola, che teoricamente è capace di uccidere più facilmente in relazione al numero dei contagi. Ciò che non abbiamo ancora ben compreso, tuttavia, è il motivo per il quale alcune nazioni o regioni abbiano sperimentato un numero di decessi tanto diverso e la reale percentuale del tasso di mortalità.

A Marzo i ricercatori hanno utilizzato un approccio diverso, e così si è scoperto che a Wuhan il reale tasso di mortalità di Covid-19 fosse dell’1,4%. Ma ad Aprile, le stime sono nuovamente cambiate, generando ancora più confusione. A differenza dei contagi, certamente più alti rispetto a quelli confermati, al 6 Giugno non siamo ancora sicuri di quanti decessi SARS-COV-2 abbia realmente causato. In Italia, a causa di alcune aree molto più colpite di altre, il dato si attesta al 14%, contro lo 0,5% dell’Islanda. La Germania dichiara* un 4,5%, la Corea del Sud il 2,4% e gli Stati Uniti il 6%, per una media globale del 6,8%.

La letalità di un virus dipende da una serie di fattori estrinseci al virus stesso. In sintesi, anche se potessimo valutare ogni singola infezione e ogni singolo decesso, la mortalità varierebbe tra paesi, città e persone. Sappiamo che il virus è più pericoloso negli anziani e nei pazienti affetti da patologie preesistenti, ma dobbiamo aggiungerci la capacità ospedaliera, la qualità dell’assistenza medica, che tra l’altro soffre in presenza di un sovraffollamento. La capacità ospedaliera ad esempio, varia da paese a paese: la Germania vanta 8 posti letto ogni 1000 abitanti, contro <3 degli Stati Uniti.
Il tasso di mortalità può anche variare nel tempo a seconda delle infrastrutture che si rendono disponibili a emergenza in corso; e non è nemmeno chiaro il modo in cui ogni paese tratti i decessi in relazione alle malattie preesistenti.

Quindi, il tasso di mortalità di un virus non è un numero fisso, ma una metrica proteica, organica, fluida. Secondo un team di ricerca di Oxford, “non è una costante biologica, ma riflette la gravità della malattia in un particolare contesto, in un determinato momento, in una particolare popolazione“. E’ un numero vivo che cambia continuamente, che è in parte riflesso da noi stessi.

In un oceano di incertezze, tuttavia, vi sono anche certezze: il nuovo Coronavirus è abbastanza mortale, ma soprattutto virulento in modo sorprendente, almeno tra i pazienti ospedalizzati. E i medici esperti, ma non solo, hanno ben compreso che non si tratti di una semplice influenza, come alcuni virologi hanno sostenuto nelle prime fasi di quella che poi è divenuta una pandemia. Al momento la scienza ha compreso che SARS-CoV-2 si diffonde almeno due volte più velocemente dell’influenza stagionale, e se lasciato incontrollato, ha il potenziale per attaccare la popolazione come gli incendi le foreste. Almeno durante la fase invernale**.

Sappiamo che la “dose” virale probabilmente influenza la gravità della malattia, che le maschere e il distanziamento sociale possono mitigare. Ma sappiamo inoltre, che una grande maggioranza delle persone rimane non esposta, andando a sottovalutare la sua pericolosità.

Note per il lettore:

  • * I dati rappresentano quelli dichiarati. Non è nostra intenzione, né avremmo gli strumenti per farlo, indagare in merito ad eventuali numeri tenuti nascosti, come qualche fonte mediatica ha chiaramente fatto intendere.
  • ** Si tratta di uno studio la cui veridicità è ancora tema di dibattito.

Bibliografia: Clayton M. Dalton –  observations so how deadly is covid19

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it