Published On: Gio, Lug 8th, 2021

La metamorfosi dell’Inno di Mameli

Il calcio, croce e delizia degli italiani, è un momento di forte unione corale durante le partite della nazionale. Possiamo inoltre affermare che la nazionale italiana di calcio, molto seguita, ha contribuito a far si che in questi anni si sia cambiato atteggiamento nei confronti dell’inno nazionale.

In questi giorni di campionati europei sta spopolando il canto accorato e a squarciagola dei giocatori italiani durante l’inno e molti giornalisti stranieri hanno commentato di come questo canto sia la giusta carica per una partita. Si trovano articoli, video e tweet sul nostro inno che è stato paragonato all’estero alla danza maori della nuova Zelanda.  Tutto questo è incredibile se pensiamo quanto l’inno sia stato, in un recente passato, bistrattato dagli italiani stessi e dai calciatori. 

L’inno d’Italia, detto anche inno di Mameli, trova nel “Canto degli italiani” il corretto nome. Fu scritto dal giovane Goffredo Mameli nel settembre del 1847. Bisogna fare un breve passo indietro nella storia per contestualizzarlo. Il testo fu scritto in un clima rivoluzionario contro gli antichi regimi e contro le dominazioni estere, in particolare quella austro-ungarica, ancora presente sul territorio nazionale. L’inno si ispirò alla rivoluzione francese e prese spunto anche dall’inno greco con l’intento di sollevare gli animi per ottenere la libertà sia dai domini stranieri, ma anche dai i regimi presenti sulla Penisola che negavano i diritti fondamentali dell’uomo. 

Quindi, solo contestualizzando il testo in quel clima risorgimentale, è possibile capire bene le parole e la sua genesi. Spesso proprio la “non attualità” del canto sollevò critiche, ma è proprio in quei versi che si trovano le radici del nostro Paese. Il Canto degli Italiani, che fu uno dei diversi canti risorgimenti, fu quasi oscurato durante il fascismo poiché bisognava portare avanti “nuovi valori” e in qualche modo bisognava esaltare la funzione del duce. Nel ventennio l’inno ufficiale fu comunque confermato con la Marcia Reale che era stata già scelta nel 1861. La scelta, dopo l’unificazione, non cadde sul testo scritto da Mameli e musicato da Michele Novaro, poiché troppo repubblicano e rivoluzionario. 

Il canto degli italiani divenne inno provvisorio solo nel 1945, dopo che fra il ’43 e il ’45 la Marcia Reale fu sostituita con la Canzone del Piave. L’inno di Mameli era stato riscoperto durante la lotta per la liberazione, forse i richiami nel testo alla liberazione dall’impero austro-ungarico trovavano un legame comune con la liberazione dal nazi-fascismo.

Negli anni a seguire, l’inno, sempre provvisorio, fu spesso criticato e furono diverse le occasioni in cui si propose di sostituirlo, ma non si arrivò mai a trovare una soluzione. Chi voleva scriverne uno nuovo più attuale, chi voleva rimettere il Canto del Piave e chi proponeva il Va’ Pensiero di Verdi. Quest’ultimo, narrando la prigionia degli ebrei in Babilonia fu nel periodo risorgimentale, interpretato come la stessa condizione degli italiani prima dell’unificazione. Non sappiamo se Verdi avesse davvero quella intenzione di usare l’evento biblico come allegoria, ma quel brano assunse prepotentemente quel significato. Lo stesso Va’ pensiero fu poi usato come inno del secessionismo padano in auge negli anni ’90.

Uno dei veri artefici della rinascita dell’inno fu il compianto Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ad inizi anni 2000 promosse la riscoperta del nostro canto con diverse azioni di sensibilizzazione. Ma torniamo da dove siamo partiti e cioè al calcio. Fino ad allora, basta rivedere le immagini, durante le partite di calcio della nazionale ne i giocatori ne il pubblico cantavano l’inno, si ascoltava e basta. Nel 2002 con i mondiali in Giappone e Corea del Sud fu proprio Ciampi a dire che l’inno dava la carica, ma che andava cantato solo se era spontaneo. Con l’occasione del mondiale asiatico iniziò un timido sussurrare delle parole fra i giocatori, forse non proprio esattamente come scritte da Mameli, ma via via, da lì in poi, fu una escalation. Dunque, anche grazie alle partite di calcio, l’inno ha così preso finalmente il cuore degli italiani.

Dal punto di vista ufficiale, “il calvario” dell’inno si è concluso però poi solo nel dicembre 2017 quando finalmente viene riconosciuto ufficialmente dal Parlamento italiano. Così, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Canto degli Italiani diviene a tutti gli effetti l’inno ufficiale della Repubblica Italiana. Oggi, nel 2021, ne abbiamo anche il riconoscimento corale e internazionale. W Mameli, W il nostro Canto degli Italiani. 

Vediamo l’evoluzione nella partite di calcio:

Finale dei Mondiali Italia – Brasile, 1994 – Nessuno canta l’inno

Partita Italia – Corea del Sud, Mondiali 2002 – Timidamente si canta l’inno

Italia – Belgio degli Europei del 2021 (Euro 2020) dove tutti cantano l’inno

Fonti Consultate: Corriere della Sera, WikiSource, YouTube

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45