Published On: Mar, Ago 3rd, 2021

La storia infinita delle province sarde

È noto a tutti ed è costituzionalmente stabilito che le Regioni italiane a Statuto Speciale sono 5: tre Regioni settentrionali di confine e due contesti isolani. Sicilia e Sardegna sono, sia per abitanti che per superficie, Regioni dai numeri più consistenti e, probabilmente non solo per questo motivo, si può senz’altro affermare che hanno avuto rispetto alla suddivisione provinciale un atteggiamento più burocratico e amministrativamente laocoontico. Per le Regioni del Nord, ad oggi, il problema di fatto non si pone: la Valle d’Aosta non ha province e lo stesso si deve dire, dal 2019, per il Friuli Venezia Giulia che ha abolito le province creando degli enti decentrati regionali che svolgono le sole funzioni amministrative, con indirizzi regionali e senza organi politici. Per la Regione Trentino Alto Adige si potrebbe dire, con qualche forzatura, che esiste solamente sulla carta (costituzionale, peraltro) e che le due Province Autonome, dotate di autonomo statuto, sono di fatto due enti separati. Con riferimento alle province di Sicilia e Sardegna, invece, si è assistito ad operazioni da una parte di ridefinizione formale dall’altra di riperimetrazione che sembrano in contrasto sia con le semplificazioni che tanto si cerca di implementare sia con una reale efficienza amministrativa degli Enti Locali.

Ricerca di Alessia Vicentini

Scrivo queste note per un episodio capitatomi qualche mese fa. Mia figlia Alessia stava terminando la quinta elementare, l’ultima classe della scuola primaria, e voleva ottenere un voto di menzione in geografia, per ambizione personale, ma probabilmente anche sapendo quanto ci tenessi io nello specifico. Assieme a due compagni di classe ha pertanto redatto una ricerca sulla Regione Sardegna, descrivendo tra l’altro la suddivisione amministrativa. Ebbene, a tal proposito mi sono sentito di correggerla, peraltro non centrando in pieno la questione, sul numero e l’estensione delle Province. Siamo infine arrivati alla conclusione che ad oggi la suddivisione delle province sarde risulta ancora poco chiara, ed è in continua fase di elaborazione.

Un rapido excursus: le Province di Cagliari, Sassari e Nuoro esistono storicamente come Divisioni, Intendenze e Prefetture, ed erano già a tutti gli effetti province dopo la Grande Guerra. Nel 1974 nasce la quarta provincia sarda, quella di Oristano, che si costituisce con un drappello di Comuni fino ad allora appartenenti alle divisioni di Cagliari e Nuoro.

A cavallo degli anni duemila la creazione di nuove province divenne piuttosto usuale in Italia, da Nord a Sud, a seguito di istanze per lo più campanilistiche e di estemporanee iniziative politiche di carattere locale che portarono a creare già nel 1992 la provincia di Prato (che ha solo 7 Comuni) e l’autoreferenziale provincia di Barletta-Andria-Trani che su 10 Comuni in totale, ne vede ben tre assurgere al ruolo di capoluogo con la spartizione delle sedi istituzionali stabilita con equilibri funambolici. Nella stessa logica province storiche come Forlì e Pesaro cambiavano nome e targa automobilistica, ma non sede di capoluogo, con lo scopo di citare centri urbani di una certa importanza, come Cesena ed Urbino.

In questo clima che si potrebbe sarcasticamente definire vivace, la Regione Sardegna ha sicuramente un personalissimo primato di confusione amministrativa nella pervicace e continua ridefinizione della propria carta amministrativa. Vediamo alcuni passi significativi. Nel 2005 le province sarde passano, ope legis (regionalis), da 4 ad 8. Si aggiungono ben otto capoluoghi di provincia perché ogni nuova provincia ha, spesso nel nome e sempre nelle sedi istituzionali, ben due capoluoghi.

Ecco le nuove realtà provinciali situazione al 2005:
– Provincia del Medio Campidano, con capoluoghi Sanluri e Villacidro (Inizialmente MD e poi VS)
– Provincia dell’Ogliastra, con capoluoghi Tortolì e Lanusei (OG)
– Provincia di Carbonia e Iglesias, con i due capoluoghi citati (CI)
– Provincia di Olbia-Tempio, con capoluoghi Olbia e Tempio Pausania (OT)

Il gioco delle carte geografiche ha spesso suddiviso le vecchie province per fare spazio alle nuove, ma alcuni comuni sono passati da una provincia all’altra in modo non del tutto razionale. Le 8 province, con i loro 12 capoluoghi, sono sopravvissute fino al 2016, quando una nuova riorganizzazione ha interessato la suddivisione amministrativa della Sardegna con la creazione della città metropolitana di Cagliari e della nuova Provincia del Sud Sardegna. Quest’ultima ha in parte assorbito le province del Medio Campidano e di Carbonia Iglesias, mentre la provincia dell’Ogliastra, che conta meno di 60.000 abitanti (all’incirca quanto il comune di Moncalieri) fu nuovamente accorpata alla provincia di Nuoro.

Le informazioni che si trovano in rete non sono ad oggi del tutto coerenti. L’ultimo provvedimento legislativo della Regione, infatti, ovvero la Legge Regionale n. 7 del 12 aprile 2021 ha disegnato un assetto regionale con 6 province e 2 città metropolitane, di fatto quasi coincidente con la geografia affermatasi dal 2005 al 2016, ovvero con 8 enti territoriali di secondo livello che cambiano sicuramente nome ed in maniera poco significativa i confini. In particolare, le province di Cagliari e Sassari diventano città metropolitane, la provincia del Sud Sardegna viene abolita, mentre le province abolite da solo qualche anno e con poco più di un decennio di vita, tornano in pista con nuovi nomi: provincia del Nord-Est Sardegna, del Sulcis Iglesiente. Rimane invariata nel nome e nelle prerogative la provincia di Nuoro, che territorialmente perde però i comuni che si aggregano alla rediviva provincia dell’Ogliastra.

Google Earth in verdino indica già i nuovi enti territoriali del 2021

Sul sito istituzionale non vi è ancora traccia di queste ultime modifiche, in quanto il sistema informativo GIS ed il GeoPortale descrivono ancora 5 province (Vedi sito istituzionale ). Di contro Google Earth® descrive già la nuova configurazione con gli 8 enti territoriali. Il sito www.tuttitalia.it rimane con la configurazione a 5. Esso descrive una distribuzione della popolazione residente nelle province della Sardegna con l’indicazione dell’estensione territoriale e del numero dei comuni. I dati ISTAT sono aggiornati al 01/01/2021. In effetti la nuova carta amministrativa è in fase di riorganizzazione, e gli Enti in fase di attivazione per cui alla fine del 2021 la nuova configurazione dovrebbe essere operativa. Nel frattempo, per dirne una, la meravigliosa terra di Sardegna è preda di incendi incontrollati, certamente almeno in parte di origine dolosa.

Spiace, da aspirante giornalista e geografo, di non riuscire a dare un quadro sereno ed una descrizione scevra da giudizi personali. D’altronde la geografia non può disancorarsi dal punto di vista di chi la scrive e ne percorre la narrazione, ma il “cui prodest” emergerebbe anche da un’attività di mero cronista, per quanto sembrano prive di senso queste continue riperimetrazioni. Sulla carta geografica, ritagliata e bindellata, giacciono le persone che, mi auguro, abbiano nel frattempo avuto dagli enti locali sardi risposte certe, servizi efficienti, riscontri pronti delle Istituzioni.

Nel richiamare, all’interno del contesto isolano sbagliato, un’immagine gattopardesca, mi sembra davvero significativo l’esempio del Comune di Nurri: Nurri ha un sito, peraltro aggiornato e piuttosto ben strutturato, con dominio di secondo livello che lo associa a Cagliari, ma l’indirizzo del Municipio è in provincia con sigla SU (ovvero Sud Sardegna). Fino al 2011 Nurri era provincia di Nuoro, poi passò al Medio Campidano dal 2011 al 2013, aggregandosi alla provincia di Cagliari dal 2013 al 2016, per poi divenire comune della nuova provincia del Sud Sardegna dal 2016 al 2021. In base alla recente legge regionale dovrebbe essere in procinto di passare alla Città Metropolitana di Cagliari. Nel frattempo, Nurri, che in sessant’anni ha dimezzato il numero dei residenti, ha perso negli ultimi 20 anni circa il 20% della popolazione. Certamente non ci sono correlazioni tra lo spopolamento e questo nomadismo amministrativo, ma le bagatelle di una politica di basso rango non hanno certo giovato ai piccoli comuni, e sono di contro pesate sul bilancio regionale e statale.

Ormai instradato verso le impressioni e le opinioni personali, mi auguro non verso facili generalizzazioni, vorrei dire che ritengo l’Ente Provinciale estremamente utile per molti versi: per il censo, per le Prefetture e l’ordine pubblico, per alcuni servizi che sono forniti ai cittadini. A mio avviso, però, le province sono enti assolutamente inutili con riferimento all’indirizzo politico, e dunque rispetto alla loro Giunta e Consiglio. Queste continue operazioni di chirurgia amministrativa fanno sospettare che gli Enti di secondo livello (Province, città metropolitane, Consorzi di Comuni) siano solamente serbatoi di clientelismo e di facile consenso. Mi auguro di sbagliare.

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- ingegnere per l’ambiente ed il territorio, laureato a Trento, si è sempre occupato di progettazione idroelettrica, mercato dell’energia, idraulica ed ambiente. Ha numerose esperienze lavorative internazionali (Brasile, Africa centrale, Australia) ed una passione per la geografia e la cultura classica. Questa passione lo ha portato a laurearsi in geografia nel 2020 con una tesi sugli itinerari culturali. Velleità da periegeta e da geografo naïve non lo distolgono dal grande obiettivo di sensibilizzare le persone rispetto al tema dell’energia, della sua produzione, del risparmio ed in un’ultima analisi della strategica importanza che questa commodity riveste. Il progetto GeoMagazine lo ha convinto sin dall’inizio e, oltre che alla produzione di articoli tra scienza e contaminazioni umanistiche, a rivestire il ruolo di editore di questa pagina di comunicazione scientifica ed ambientale, con l’obiettivo di renderla un canale di informazione imparziale ed obiettivo, lontano da semplificazioni, sottintesi e qualunquismo. Un canale che si rivolge ad un pubblico variegato in termini di età e formazione, ma che si pone una regola ferrea: analizzare i problemi, suffragarli, e spiegarli in modo semplice. Lo story telling che si può invece scorgere negli articoli più leggeri vuole essere una posa di positivismo ed un’ispirazione verso mondi inesplorati, fuori e dentro di noi.