Published On: Mar, Nov 30th, 2021

Acque non sempre a km 0 e sostenibili

Chissà se fra i lettori c’è qualcuno che, magari, mentre attende i piatti al ristorante o mentre fa acquisti, si legge con attenzione l‘etichetta della bottiglia d’acqua? Per questi, ma anche per chi invece volesse addentrarsi nella tematica, vi invitiamo a curiosare le regole di etichettatura indicate dal ministero competente.

Classificazione delle acque in base al RESIDUO FISSO (credit BereAcqua)

Nelle etichette troviamo l’analisi chimico-fisica dell’acqua e il luogo dove viene imbottigliata. Se le analisi di laboratorio ci indicano le quantità di sali minerali disciolti e altre informazioni, il luogo dove viene imbottigliata ci può dire tante altre cose.

A queste persone attente, a cui facevamo riferimento all’inizio, sarà capitato di trovarsi a consumare acqua imbottigliata a centinaia di km di distanza. Eppure di acque di buona qualità ne esistono in tutta Italia e con diverse caratteristiche. 

Secondo lo studio “Valore Acqua per l’Italia – 2021”, l’Italia è il primo paese in Europa e al Mondo per consumo di acqua in bottiglia. 200 litri pro-capite all’anno contro una media europea di 118 litri. Il dato stupisce un po’, visto che l’acqua della rete idrica italiana è per la stragrande maggioranza dei casi di qualità. Inoltre l’Italia si trova anche ai primi posti europei per la qualità dell’acqua “dei sindaci”.

Questa “anomalia” italiana corrisponde alla produzione di ben 8 miliardi di bottiglie di plastica all’anno (dato 2018) di cui solo il 33% proviene da riciclo. Il dato corrisponde al 17% del totale europeo di produzione di bottiglie di plastica per acqua e ha generato ben 1,2 milioni di tonnellate di Co2. Questa Co2 non tiene conto però di quella prodotta dal trasporto delle bottiglie. Come dicevamo queste acque percorrono, quasi sempre su camion, centinaia e a volte anche anche migliaia di km prima di finire sulle tavole del consumatore. Immaginate dunque l’impronta (o footprint) di queste acque.

I numeri che abbiamo visto ci devono far riflettere e oggettivamente certe cose non sono più sostenibili. Se però siamo dei consumatori consapevoli possiamo fare delle scelte sostenibili e senza grandi sforzi. Proviamo a dare qualche piccolo consiglio. Compriamoci una borraccia, d’acciaio possibilmente, e quando ci è possibile riempiamola di acqua potabile presa a casa (se l’acqua è di buona qualità), nei fontanili di paesi e città oppure nelle tante “Casa dell’Acqua”.

Quando andiamo a mangiare fuori valutiamo anche nell’offerta dei ristoranti quale acqua ci viene proposta. Bene chi ci propone acqua a km 0 (dal rubinetto, magari micro-filtrata). Se non c’è disponibilità di acqua di “prossimità” auspichiamoci che l’acqua sia almeno in bottiglia di vetro (ancora meglio se è con il vuoto a rendere). Dulcis in fundo, se nei rari casi trovate una carta delle acque, scegliete un’acqua che abbia fatto poca strada per arrivare sulla vostra tavola. 

Chissà magari che prendendo un po’ tutti coscienza di questo fenomeno non troveremo più posti con acqua in bottiglia di plastica proveniente da chissà da dove? Posti dove magari è presente acqua di altissimo livello e che magari viene pure imbottigliata per essere commercializzata? Riflettiamoci e agiamo!

 

 

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45