Published On: Sab, Nov 26th, 2022

Quando partigiani e fascisti si allearono per difendere la Valle d’Aosta dall’invasione

Il tema che affronteremo è certamente delicato e ancora oggi fascismo e antifascismo sono un argomento attuale che scalda gli animi. Dal titolo a qualcuno sarà sicuramente accapponata la pelle, ma spesso la storia non è bianca o nera, ma è sfumata. C’è un fatto curioso negli eventi della seconda guerra mondiale e della guerra civile in Italia, scoppiata all’indomani dell’8 settembre 1943, in cui le due fazioni in lotta, partigiani e fascisti (o repubblichini), si allearono.

Poster turistico vintage in francese della Valle d’Aosta

Andiamo in Valle d’Aosta dove l’antifascismo assunse una maggiore forza anche in virtù della cancellazione della cultura francofona attuata dal regime fascista nel ventennio. Cultura quella francofona che aveva attraversato la piccola valle alpina per secoli. Con la liberazione, per i valdostani, si giocava una partita importante per ribadire il proprio particolarismo e per riprendersi una identità che in vent’anni era stata smacchiata. Qui i sentimenti erano diversi e misti fra: indipendenza, annessione alla Francia o autonomismo in Italia. 

Dall’altro canto i francesi, ancora provati dal vile attacco italiano del 10 giugno 1940, volevano cercare di riscattarsi il più possibile con nuove annessioni territoriali. Dopo l’8 settembre l’Italia era allo sbando totale su più fronti e nei mesi successivi ci furono aspre battaglie fra tedeschi e i fascisti (RSI) contro partigiani, anglo-americani e esercito regolare italiano. Un caos totale di fronti che lasciarono una lunga scia di sangue con enormi cicatrici che ancora oggi vediamo nel nostro contesto sociale.

Come è possibile in questo clima di scontro totale che due fazioni acerrime nemiche si alleassero? Come dicevamo i francesi, con De Gaulle, volevano annettersi una parte di territorio italiano. Inoltre gli stessi valdostani e piemontesi, un tempo uniti da un unico stato sabaudo, avevano mal digerito quell’attacco dell’Italia alla Francia. Con l’invasione italiana del ‘40 si scontrarono persone che fino a pochi decenni prima erano uniti sotto un’unica bandiera. Si sono combattuti cugini e parenti perché le terre del Monte Bianco erano unite e non divise. Prima dell’Unità d’Italia queste terre fra i due versanti del tetto d’Europa sono state in continuo scambio. Dunque, visto anche il sentimento dei valligiani, c’erano tutte le condizioni per portare pezzi d’Italia oltralpe. Dunque quale regione migliore da inglobare se non la Valle d’Aosta da sempre francofona? Lo scopo dei francesi era quello in realtà di scaturire un plebiscito fra i valdostani affinché una votazione popolare sancisse il passaggio della piccola regione alpina alla Francia. I servizi segreti francesi lavoravano a stretto contatto con il territorio valdostano per portare avanti questo obiettivo.

Cerchi rossi, con il permesso ai francesi di entrare in Valle d’Aosta entro i 20 km dal confine (elaborazione G. Cutano)

Nel 1945, dopo le pressioni di De Gaulle sugli alleati e con la scusa di sferzare un ultimo colpo alla RSI e ai tedeschi, alla Francia fu permesso di entrare in Valle d’Aosta fino a 20 km dal confine. Questo fu la prima testa di ponte per annettere tutta la Regione. I francesi volevano superare questa linea di massima espansione e iniziarono a scendere dai colli di confine per andare verso il fondo valle fino ad Aosta. Fu in questa occasione che ci fu una trattativa segreta fra il comandante partigiano Augusto Adam e il colonnello De Felice della divisione “Littorio” (RSI). Questo insolito accordo fu fatto con questo spirito: “siamo pronti ad affrontare qualsiasi eventualità nel nome e nell’interesse dell’Italia”. Così a sbarrare la strada ai francesi, il 27 aprile 1945,  si misero di fianco il reggimento Littorio e le compagini partigiane. Questa dimostrazione di unità e forza permise nel frattempo ai francesi di arrestarsi. 

Intanto le autorità del CLN valdostano telegrafarono direttamente a Stalin, Churchill e Truman affinché intervenissero nella questione. Le tensioni con la Francia salirono alle stelle e sulla piccola regione alpina si stava giocando una partita internazionale decisiva. Come pochi forse sanno questi fatti si svolsero dopo il 25 aprile 1945; infatti la liberazione valdostana, con questo braccio di ferro, avvenne successivamente. 

Manifestazione Pro Annessione alla Francia ad Aosta – 18 maggio 1945 (Credit R.A. Valle d’Aosta)

I francesi, con la missione segreta “Mont Blanc”, continuavano sotto traccia a sobillare gli animi dei valdostani e la cosa, il 18 maggio 1945, sfociò in una manifestazione popolare ad Aosta per annettere la Valle alla Francia. Il referendum proposto recitava in francese “Volete restare italiani?” (Voulezvous rester italien?) oppure “Volete riattaccarvi alla Francia?” (Voulez-vous le rattachement à la France?). Quest’ultimo quesito presentava però anche un falso storico, perché a parte sotto Napoleone, la Valle non era mai stata francese, ma sempre sabauda. Dunque è importante sottolineare che francofonia non vuole dire stato francese, concetto che spesso nel resto d’Italia non è compreso. A seguito di questo movimento popolare il prefetto Passarin d’Entrèves, che si era insediato sotto tutela americana, negò lo svolgimento del Referendum per motivi giuridici e politici. Con questo diniego la tensione rimaneva altissima sia fra i valdostani che fra tutti gli attori di quella vicenda. Se non si fosse trovata una soluzione pacifica la cosa avrebbe potuto degenerare in nuovo sangue nonostante di fatto la guerra fosse finita nel resto d’Italia. 

Il presidente americano Truman con il Presidente francese De Gaulle (Credit Atlantico)

Fu solo il 7 giugno 1945, ben 43 giorni dopo la liberazione della Penisola, che il tentativo di annessione francese fu bloccato dal presidente americano Truman in persona. Con una telefonata a De Gaulle gli intimò di lasciare immediatamente il territorio della Valle d’Aosta e in caso contrario gli americani avrebbero addirittura sospeso tutti i rifornimenti militari alla Francia. A quel punto i francesi ripiegarono l’esercito entro i confini ante  conflitto.  Il 7 settembre, a guerra finita ormai su ogni fronte del globo, con il decreto luogotenenziale del Re Umberto II, si sancì lo status del territorio della  Valle d’Aosta che divenne “Circoscrizione Autonoma” all’intero dello Stato italiano. La scelta definitiva fu frutto di lunghe concertazioni fra i tanti attori della liberazione valdostana e del governo italiano.

La storia della liberazione della Valle d’Aosta è una vicenda complessa e profondamente diversa dal resto del Nord Italia e ci scusiamo per averla sintetizzata e semplificata. Alcuni eventi, fra cui la curiosa alleanza fra partigiani e fascisti e l’intervento diretto di Truman, furono determinanti affinché la Valle d’Aosta restasse italiana. Con il trattato di Pace del 1947 comunque alcuni pezzi di territorio italiano, fra cui qualche piccolo metro quadro al colle del Piccolo San Bernardo, furono ceduti alla Francia così come altri territori di Piemonte e Liguria, ma la Valle d’Aosta restò di fatto completamente italiana, così come il confine fra Italia e Francia sul Monte Bianco non fu contemplato nelle modifiche. E su questo ultimo punto continua la querelle fra Francia e Italia di cui vi avevamo parlato in un articolo.

Anche alla luce di questi eventi e della complessa vicenda valdostana é più facile capire come si arrivò alla Regione Autonoma e di come nel ventennio non bastarono dei decreti restrittivi di regime per cancellare una cultura. La Valle d’Aosta, oggi la più piccola regione d’Italia, ha da sempre giocato un ruolo di enclave delle Alpi ed è sempre stata influenzata dalla cultura francofona e italofona, un luogo di confine, che nei secoli l’ha resa una terra autentica e ricca di storia. Di quegli eventi di liberazione c’è tuttora traccia tangibile fra i valdostani e ancora oggi gli spiriti si animano sul tema. Da parte di qualcuno ci sono ancora velleità di indipendenza o di “rattachement“, seppur oggi la maggioranza dei valdostani non si sente francese, ma forse solo un po’ più italiana; in realtà molto più verosimilmente si sente valdostana a cavallo fra due culture. 

Fonti Consultate: Regione Autonoma Valle d’Aosta, Ansa.it, Corriere. Repubblica, WikiSource

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- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45