Published On: Mar, Nov 10th, 2020

Il vaccino Pfizer e i dubbi che lo separano dalla distribuzione

C’è cauto ottimismo in merito alla sperimentazione sul vaccino proveniente dalla casa farmaceutica Pfizer.
L’annuncio offre una prima speranza di contrastare il nuovo Coronavirus, responsabile della malattia respiratoria COVID-19. Come già ampiamente riportato dai media, il vaccino ha un’efficacia pari al 90%, ma le informazioni sin qui acquisite non rispondono pienamente a molte domande chiave.

Il vaccino è stato sviluppato da BioNtech a Mainz, in Germania, e consiste in istruzioni molecolari – sotto forma di RNA messaggero (mRNA) – affinché le cellule umane producano la proteina spike del coronavirus, l’obiettivo chiave del sistema immunitario.

Pfizer ha mostrato buoni risultati nella sperimentazione animale e negli studi clinici preliminari, ma l’unico modo per essere certi della sua efficacia è quello di somministrarlo ad un gran numero di persone. Risultati che vengono successivamente confrontati con quelli di un gruppo di partecipanti a cui è stato somministrato un placebo.

I partecipanti allo studio sono 43.538, dai quali sono stati identificati 94 casi di COVID-19. Lo studio proseguirà sino a quando non verranno identificati 164 casi di Covid-19, quindi l’efficacia potrebbe anche modificarsi.
Un’efficacia che, tuttavia, potrebbe mantenersi sopra il 50%, che rappresenta la soglia minima affinché la Food and Drug Administration degli Stati Uniti lo approvi come il vaccino “ufficiale” di emergenza contro il Coronavirus.

Come già accennato, il siero non risponde ancora a determinate domande. Non sono chiari i dettagli circa la natura delle infezioni, ossia se il vaccino sarà in grado di proteggerci da casi moderati e gravi.
Non è nemmeno chiaro se possa impedirne la diffusione attraverso gli asintomatici o poco sintomatici.

Ma non è tutto: non è nemmeno chiaro se il vaccino abbia un effetto positivo negli anziani, i quali rappresentano la popolazione più a rischio di decesso.
E’ improbabile che lo studio Pfizer determini in modo definitivo l’efficacia del vaccino in sottogruppi come gli over 65 o gli afroamericani, anche se lo sforzo ha ospitato il 42% dei partecipanti di etnie diverse.

Ulteriore dubbio è la durata dell’immunità dopo la somministrazione, un punto fondamentale che potrà trovare risposta soltanto tra qualche mese.

Le autorità di regolamentazione valuteranno presto se il vaccino Pfizer è pronto per il lancio. In questo momento di emergenza i dettagli potrebbero passare in secondo piano, accettando anche un vaccino efficace che ci protegga per qualche mese. Ciò permetterebbe alle strutture sanitarie di preservarsi da collassi inevitabili.

About the Author

- Giornalista scientifico, iscritto all'ordine nazionale dal 2013, si occupa di cronaca scientifica dal 2011, anno di inizio del praticantato. Dal 2007 al 2014 ha condotto degli studi mesoclimatici sui raffreddamenti radiativi delle doline di origine carsica e sull’esondazione del cold air pool. Contatti: renato.sansone@geomagazine.it