Published On: Sab, Set 24th, 2022

10 buone ragioni perchè il nucleare non è una soluzione per l’Italia

In Italia, puntualmente, ad ogni tornata elettorale saltano fuori due argomenti “evergreen”: il Ponte sullo Stretto e il nucleare. Sul primo abbiamo più volte affrontato il tema e come GeoMagazine.it abbiamo proposto una soluzione alternativa in attesa di un ponte che fino ad ora non si è visto.

Centrale nucleare dismessa di Latina

Sul tema del nucleare invece vediamo nuovamente alzarsi il volume e per l’ennesima volta, un tema molto tecnico, torna sul tavolo e se un tempo era argomento da bar oggi è tema da social. Vediamo però secondo il nostro punto di vista quali sono 10 punti sintetici per i quali il nucleare non è per noi una buona soluzione per il nostro Paese.

1)Tempi e autorizzazioni

Il problema della decarbonizzazione è adesso e va risolto subito. L’obiettivo è da raggiungere entro il 2050, cioè fra 28 anni. Ma con questi tempi il nucleare non è una tecnologia rapida da implementare e per dare risposte adeguate alla riduzione di emissione di CO2. A questa affermazione molti controbattono che l’AIE (agenzia internazionale per l’energia atomica)afferma che mediamente sono necessari 7 anni per realizzare un impianto nucleare. Partiamo dal fatto che oggi in Italia sono spesso quelli i tempi per autorizzare piccoli impianti ad energia rinnovabile. Inoltre, senza andare troppo lontano, la realizzazione dei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Flamanville in Francia è ancora in corso. Pensati a fine anni ’90 ad oggi non hanno ancora visto la luce. Sembrava dovesse essere quest’anno l’anno dell’entrare in servizio, ma invece ne se parla per il 2023, forse. Dunque immaginate di contestualizzare il tutto in Italia, non vuole essere disfattismo nazionale, ma cruda realtà. Per prima cosa bisogna trovare dei luoghi adatti, vicino a grandi corsi d’acqua o al mare perché è necessaria molta acqua per raffreddare gli impianti. Credete sia cosa facile coinvolgendo le comunità locali come è giusto che sia? Successivamente iniziare progettazione e autorizzazioni, oltre a creare gli enti preposti per gestire questi tipi di impianti. Dunque una proiezioni ottimistica può essere 30 anni per realizzarne uno o forse due impianti. Chi afferma il contrario probabilmente non vive in Italia o non conosce il nostro sistema.

2)Costi

I costi di un impianto nucleare sono molto elevati. Prendiamo di nuovo l’esempio di Flamanville in Francia. Progetto iniziato con 5 miliardi è arrivato oggi a 19 miliardi secondo la Corte dei Conti francese. Chi si sobbarcherà questo costo? Quale azienda può investire tali cifre? Parliamo di valori quasi pari mezza manovra economica italiana. Pagheremo questo anche in bolletta?

3)Costi di dismissione

Ancora oggi stiamo pagando in bolletta i costi di dismissione degli impianti nucleari che avevamo fino ad fine anni ’80. Da oltre 30 anni tutti gli italiani pagano la lunga e difficile attività di dismissione del nucleare. Dunque non è per nulla semplice ed economico chiudere un impianto a fine vita. La SOGIN (società nazionale che gestisce i siti nucleari italiani) stima che servano ancora 2,3 miliardi per concludere l’attività.

4)Dipendenza da estero

Si parla spesso di ridurre la dipendenza dall’estero, ma con il nucleare continuerebbe perché in Italia non avremmo sufficiente uranio per alimentare eventuali centrali nucleari. Il paese più importante per le miniere di uranio è il Kazakistan, un partner che però non assicura totale stabilità, ma anche lo fosse qualora decidesse di “chiudere i rubinetti” ci troveremmo punto e a capo.

5) Nucleare di quarta generazione e fissione

Si parla di impianti di quarta generazioni più efficienti e di fissione nucleare. Ad oggi sono solo sperimentazioni e non esistono centrali in esercizio. Si parla ancora di diversi anni di esperimenti, forse decenni. E poi i costi quali saranno e saranno davvero efficienti questi impianti? Ad oggi solo ipotesi e nulla di concreto e spendibile nell’immediato.

6) Deposito unico e scorie

In Italia non siamo ancora riusciti a trovare un deposito unico per le scorie radioattive di ospedali e ricerca. Se ne parla da anni, ma continuiamo a dover ricorrere all’estero con costi ingenti per le casse dello Stato. Con le scorie delle centrali lo troveremo? Oppure dovremo nuovamente ricorrere a caro prezzo a qualche deposito all’estero?

7) Generazione distribuita

Più che di grandi centrali oggi si parla di generazioni distribuita e cioè di diffondere la generazione e lo scambio continuo in rete fra consumatori e produttori. In poche parole anche l’utente può essere parte attiva della sua rete producendo energia e scambiandola o accumulandola. Di questi sistemi ne avevamo parlato in un articolo.

8)Sicurezza e obiettivi strategici

Ovviamente un impianto nucleare ha dei costi non indifferenti in merito alla sicurezza, questione nota a tutti, e la sua gestione non è di certo facile. Inoltre, stiamo anche scoprendo in questi giorni che le centrali nucleari possono anche essere pericolosi obiettivi militari come sta accadendo nella guerra in Ucraina. Di certo queste questioni non possono che impensierire enti preposti alla sicurezza e i cittadini.

9)Tecnologia non regolabile

Il nucleare non è una tecnologia flessibile e un impianto non può essere acceso o spento come si vuole e dunque non è possibile sostituire completamente il mix energetico totalmente con una sola tecnologia come dice qualcuno. La Francia sta avendo grandi problemi non avendo un mix di tecnologie, ma facendo ricorso per lo più al nucleare. Le rinnovabili con i sistemi di storage (batterie e pompaggio) possono sopperire ad una base non flessibile del sistema elettrico e via via sostituire le fonti fossili.

10) Referendum

Seppur a volte affidare temi così tecnici affidati ad un voto popolare possono prendere la pancia del Paese e dare risultati inattesi, su quelle scelte di indire dei referendum sul tema non entriamo in merito. Di certo però non si può soprassedere al fatto che per ben due volte negli ultimi 40 anni gli italiani si sono espressi contrari a questa tecnologia. Certo si può cambiare idea, ma non sarà facile (e tanto meno democratico) passare sopra a questi due esiti e riproporre per l’ennesima volta questa tecnologia. 

Vi abbiamo dunque illustrato in maniera molto sintetica 10 punti che illustrano in breve il nostro punto di vista in merito a questa tecnologia, punto di vista condivisi però anche da vari centri di ricerca italiani e non solo, fra cui non possiamo non citare il CNR.

 

About the Author

- Ingegnere Ambientale, laureato presso il Politecnico di Torino, si è specializzato in difesa del suolo. Oggi si occupa di progettazione di impianti ad energia rinnovabile e di sviluppo sostenibile della montagna, con focus sulla mobilità elettrica. Volontario di Protezione Civile, ama la natura, ma anche i social media e la fotografia. Per compensare la formazione scientifica coltiva lo studio della storia e delle scienze politiche. * Contatti: giuseppe.cutano@geomagazine.it * * IG: @latitude_45